Gap tecnologico


Paolo è in piedi in mezzo al camminamento, turno di guardia dalle 20 alle 02. Si concede una sigaretta attento a coprire con la mano la brace come ha visto fare nei film di guerra, e osserva attento la vallata sottostante. Ha ereditato la trincea dalla guerra combattuta da suo nonno negli stessi posti due generazioni addietro; non che non fosse capace di scavarne una nuova, ma c’era già quella, è bastato ripulirla un po’. In basso intravede le luci di alcuni veicoli muoversi nella notte, e più in là il bagliore della città, però non riesce a distinguere se sono amici o nemici ma propende per la seconda e osserva le sue vicinanze per vedere se ci sono tracce della loro presenza. I nemici sono sempre più vicini, o almeno sono queste le notizie che giungono dagli altri gruppi di resistenza. Ormai la comunicazione avviene con il passaparola, Internet è già stata messa sotto controllo da diversi mesi e non la usa quasi più nessuno e sembra proprio che la prossima a finire nelle maglie del controllo sia la rete cellulare; qualcuno manda informazioni al resto del mondo tramite gli SMS al numero di Twitter ma se crolla la rete mobile, addio notizie. In questi momenti pensa a suo nonno, a due generazioni indietro, gente legata alla terra, gente che sapeva procurarsi o costruirsi le cose che servivano, gente il cui rapporto con la tecnologia quasi pari a zero; poi pensa a se stesso pochi mesi prima, internet supermercati e un letto caldo dove dormire, e insomma, gli sembra che questa volta il gap tecnologico tra lui e i nemici sia molto alto, e non si sente tranquillo, per niente. Un rumore da destra lo distoglie dai suoi pensieri, un brivido ma è tutto ok, è il suo compagno venuto a dagli il cambio; si scambiano qualche parola, e c’è una buona notizia, sembra che qualcuno abbia trovato un CB e riesca a farlo funzionare. Un sorriso debole lo accompagna al suo giaciglio, mentre laggiù, nella città, si sente qualche scoppio.

[Questo racconto lo potete trovare anche qui, assieme a tanti altri bellissimi scritti. Ah, poi queste cose vengono anche lette in giro, sintonizzatevi qui]

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