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  • Ricordi (via A Chiare Lettere)

    Quindi decisi di mandarmi un messaggio, io piccola, a me adulta. Decisi di mandare in memoria quel pensiero, mentre lo pensavo da piccola, affinché potessi rivederlo intatto tra venti, trenta, quarant’anni. Mi misi a guardare bene fuori dal finestrino, assimilando tutti i dati con gli occhi, per registrarli nella memoria, e immaginavo la me adulta che mi avrebbe guardato. Mi chiedevo se sarebbe stata orgogliosa di me, o mi avrebbe deriso per quel ricordo che le stavo mandando, essendo io piccola e lei ormai adulta.

    Non so se è perché sono alle prese con Lost, e quindi mentalmente più sensibile al tema dei salti temporali, ma trovo che questa cosa qui sia bellissima.

  • Vietato attraversare i binari

    «Vietato attraversare i binari»
    Questa cosa la sanno anche i sassi, è pericoloso e non si deve fare. Fa parte di quelle regole che impari a rispettare, tipo non usare la corsia di emergenza per sorpassare oppure non passare davanti in una fila di persone. Poi però capita di essere costretti ad infrangerle, le regole, come in stazione a Bellaria, stazione che ha solo due binari e nessun sottopassaggio, e allora sei costretto a zampettare tra i binari; e niente, lo faccio, però ecco, mi sento un po’ sporco dopo.

  • (Quasi) Happy ending

    (Questo doveva essere un post-pippone su questo anno ormai in dirittura d’arrivo, ma m’è passata la voglia intanto che scrivevo il titolo. Quindi è tipo un breve riassunto.)
    C’è stato il tunnel, lungo e buio, poi la luce, là in fondo, poi il tunnel è rimasto alle spalle, e mi son ritrovato con nuove, bellissime amicizie sbocciate quasi per caso, assieme a quelle più vecchie e durature. Alcune son diventate profonde amicizie, un’altra ancora di più, e non so dove si andrà ma si sta bene, si prosegue, e va bene così. E insomma, un anno lungo e a volte duro, però sai cosa c’è? Nonostante tutto sto bene. Ciao.
    (Il “Quasi”, all’inizio del titolo, inizialmente non ci doveva essere, poi il 24 son rimasto a piedi con la macchina, e ad oggi, 30/12 13:50, non so se l’avrò ancora. Quindi, “Quasi”.)

  • Un’ora al bar della stazione

    Sfiato di vapore della macchina del caffè.
    Tazzina sul bancone.
    Cucchiaio dentro la tazzina.
    Soldi che cadono dentro una macchinetta mangiasoldi.
    Musichetta tipo rag-time.
    Soldi.
    Musichetta.
    Soldi.
    Musichetta.
    Parole di felicità in una lingua straniera.
    Moneta che raschia un Grattaevinci.
    Bestemmia in italiano.
    Sfiato di lattina di birra.
    Musichetta a 8bit da una tasca.
    Lungo dialogo in una lingua straniera.
    «Inshallah»

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  • La mostra fotografica di Steve McCurry, MACRO Testaccio, Roma

    Steve McCurry - MACRO Testaccio - Roma

    Steve McCurry è il signore che ha scattato questa famosissima foto. La foto in questione, assieme a molte altre, è esposta fino al 29 aprile 2012 al centro di produzione culturale La Pelanda, MACRO Testaccio, Roma. Gli scatti esposti, come prevedibile, meritano la visita, ma vorrei spendere due parole per l’allestimento. Curato da Fabio Novembre, l’ho trovato estremamente azzeccato per la mostra; il percorso è formato da una serie di strutture sferiche che racchiudono le foto, raggruppate per tema e disposte lungo le pareti interne, dando una idea di immersione all’interno degli scatti. E i punti luce, efficaci e mai invasivi, enfatizzano il tutto. Visita assolutamente consigliata, qui il sito per ulteriori dettagli.

  • In estrema sintesi

    O anche cose di banalità. Il pensiero è: lavorare meno per lavorare (meglio) tutti. Dai che è quasi Natale, fatemelo, questo regalo.

  • [Note] Cimiteri – Storie di rimpianti e di follie, G. Marcenaro, p. 108

    […] E ancora una volta il sentiero si richiuse, divorato dall’ondata di piante in rigoglio. Sul monte Vaea c’era un cimitero per due, isolato dal mondo.
    «Pochi uomini abbandonano le isole quando le hanno conosciute; le palme fanno loro ombra e gli alisei li cullano fino alla morte.»
    Oggi la tomba di Stevenson è ancora là. Irraggiungibile. La foresta si è ripresa il giusto andamento, cadenzato dai tempi e dai tifoni. Inutile cercare tracce dei due sentieri aperti dai samoani. […]

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  • “Ma a Chicca ci pensi sempre?”

    “Ma a Chicca ci pensi sempre?”
    A volte, chiacchierando del più e del meno, ti arrivano delle domande inaspettate, come ad esempio quella qui sopra. E tu rispondi d’istinto, e poi ti fermi un attimo e pensi, leggermente stupito e/o perplesso. Mica per la domanda, eh, che è un po’ strana ma ci sta, lo stupore è per la tua risposta.
    “No”
    Pensi.
    Come, no? Ma no, dai, è tua figlia, ti sei sbagliato, che padre di merda che sei.
    E invece.
    E invece la risposta è corretta, non ti sei sbagliato, e no, non sei un padre di merda. Sai che c’è, che una parte della tua vita, la consideri quando devi organizzarti le uscite o i weekend, pensi a cosa le piace da mangiare quando vai a fare la spesa, le porti un pensiero quando sei in giro. Però no, non ci pensi sempre, e in cuor tuo sai che è giusto così. C’è lei, ci siete tu + lei, però ci sei anche solo tu.