Tag: life

  • [tip] Massi Vs Mosche 1-0

    Ovvero come far fronte ai fastidiosi insetti con un piccolo hack.
    Le mosche avranno di sicuro un ruolo nella catena alimentare, ma me ne fotto, sono insopportabili, e con questo semplice tip ho un risultato di 100/100 durante la caccia. E poi, a dire il vero, uno scopo glielo attribuisco, e cioè quello di nutrire il ragno che ha fatto la tela dietro al monitor [se riesco solo a stordirle].
    Cosa hanno di difettoso le classiche palette? Sono troppo flessibili, e la scudisciata non sempre risulta efficace. Ecco come ovviare al problema.

    Ingredienti
    * Una paletta per le mosche
    * Un tubo plastico non troppo flessibile [quelli che contengono componenti elettronici sono speciali]
    * Nastro adesivo
    * Una vite autofilettante

    Preparazione
    Inserire la paletta standard all’interno del tubo plastico fino al bordo del rettangolo traforato, rendere solidali la paletta e il tubo con la vite autofilettante, e bloccare il tutto [vite, paletta, tubo] con qualche giro di nastro adesivo, per evitare sgraditi distaccamenti durante l’uso.
    Alè, il gioco è fatto. La leva è molto più lunga, e la flessibilità è ottima; con un poco di allenamento è possibile calibrare il colpo, scegliendo se terminare subito la partita oppure riutilizzare il muscide per altri scopi [e il ragno ringrazia sentitamente].

    Ecco come appare lo strumento.

    La paletta, hackata
    La paletta, hackata

    Alla prox

    [tags]mosche, paletta[/tags]

  • Per non dimenticare

    25 Aprile, la celebrazione della Resistenza Italiana e Partigiana.
    Spero di essere a Casa Cervi, oggi, ma ancora non lo so [post schedulato, avevo voglia di scriverlo oggi, il 21/04].

    [Da portare sempre nel cuore. E una dedica particolare a questi pessimi individui. Povera Italia]

    Una mattina mi son svegliato,
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    Una mattina mi son svegliato
    e ho trovato l’invasor.

    O partigiano, portami via,
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    O partigiano, portami via,
    ché mi sento di morir.

    E se io muoio da partigiano,
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    E se io muoio da partigiano,
    tu mi devi seppellir.

    E seppellire lassù in montagna,
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    E seppellire lassù in montagna
    sotto l’ombra di un bel fior.

    E le genti che passeranno
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    E le genti che passeranno
    Mi diranno «Che bel fior!»

    «È questo il fiore del partigiano»,
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    «È questo il fiore del partigiano
    morto per la libertà!»

    Alla prox

    [tags]25 aprile, resistenza, bella ciao[/tags]

  • 21 aprile 1945

    Bologna partigiana

    Oggi, 21 aprile, a Bologna si ricorda la Liberazione dai nazifascisti.
    E’ dal ’99 che sono fuori, ma certe cose le sento ancora mie.

    Alla prox

    [tags]21 aprile, bologna, liberazione[/tags]

  • Cedere il passo

    Una delle cose che segnano il passaggio da trapiantato a locale è la conoscenza delle strade. Per arrivare da A a B ci sono due percorsi: quello normale, indicato dai navigatori satellitari e dalle comuni indicazioni richieste alla persona incontrata per strada, e la scorciatoia, utilizzata dai locali, da chi vive in zona, generalmente più tortuosa, ma mai trafficata. Ecco, la scorsa estate sono stato iniziato dalla collega Francesca ad una delle scorciatoie più efficaci del circondario, un percorso nella campagna che mi porta da casa [Bellaria] ad una cinquantina di metri dal casello di Rimini Nord [Santarcangelo]. Mi ricordo ancora le sue parole nel guidarmi, quel giorno.

    “E’ veramente poco trafficata, la conoscono solo quelli del posto, ma devi essere pronto, per farla”
    “?”
    “Strettissima, con curve senza visibilità, animali che attraversano. E devi essere pronto a cedere il passo”

    Già, cedere il passo. La strada è veramente stretta, due macchine assieme non ci passano, e gli spazi per accostare a lato sono pochi. Percorrerla significa guardare lontano alla ricerca di un veicolo che giunge in senso contrario, valutare la propria distanza dallo slargo, predisporsi mentalmente a farsi da parte facilitare il passaggio dell’altro, cedere il passo, quindi. Nel quotidiano, frenetico e nervoso, mi sembrava una cosa quasi impensabile il fermarmi, il sacrificare istanti preziosi [?] per un altro. E invece mi trovo quasi a desiderare di fare quella strada, di incrociare qualcuno, e di scambiare quello spontaneo cenno di ringraziamento con uno sconosciuto, una piccola oscillazione della mano o della testa.

    Alla prox

    [tags]life[/tags]

  • Storpionimi

    [Mi ero ripromesso di scriverne se fossi finito anche io in un post su Storpionimi. Ce l’ho fatta.]

    Cosa è uno storpionimo? Citando il creatore del termine, tale Sba, si tratta di una storpiatura nomi e nick [nella prima stesura del progetto, evoluta poi estendendo lo storpiabile] di amici presenti su FriendFeed; esercizi di stile sulle parole, quindi. Se interessa, qui c’è l’About completo del progetto. Nel blog finisce solo una piccola parte del materiale prodotto [grazie all’aiuto di alcuni validi collaboratori], tutto il resto è comunque disponibile nell’apposita stanza su FriendFeed, una vera fucina di storpiature. Cosa c’è di bello, in tutto ciò, a parte la quantità di risate praticamente ad ogni post?

    Ci sono le parole. C’è la ricerca della frase arguta, c’è il gioco del sottintendere, c’è lo sforzo nel coprire con un velo quello che si vuole dire, per rendere magari la storpiatura più difficile da raddrizzare. E’ un esercizio mentale che mi stimola molto, il giocare con le parole. Mi ha fatto crescere la voglia [quasi un bisogno] di scrivere, e la quantità di post non tecnici presenti nel blog ne è un chiaro esempio.

    Storpionimi a parte, allargo il discorso sulle parole e lo estendo a Twitter e a Friendfeed.
    Uso i due social network da un pò, e mi sono reso conto che standoci dentro attivamente il mio modo di comunicare [scrivere, per certo, parlare non so] è cambiato; la riprova, me lo hanno fatto notare persone che mi conoscono da diverso tempo. Twitter, con il suo limite di 140 caratteri, costringe l’utente a condensare ciò che vuole dire, cercando un mix tra chiarezza ed efficacia del messaggio. Friendfeed invece, che il limite non ce l’ha [o almeno, accetta un numero maggiore di caratteri], lo trovo utile per lavorare sul contenuto del messaggio. La comunicazione tra gli utenti è testuale, non sono disponibili espressioni, sguardi o gesti: io appaio agli altri utenti in base a come/cosa commento, e di conseguenza stati d’animo tipo insofferenza, felicità, etc devo trasferirli in parole, perché vengano percepiti.
    Trovo questi cambiamenti molto interessanti.
    Magari sono usuali, per chi studia comunicazione, sono conseguenza dell’ambito nel quale la comunicazione si sviluppa, ma a me, che ho studiato altre cose, affascinano assai.
    Ah, nota a margine, sono diventato molto molto insofferente alla prolissità.
    Più Twitter per tutti!

    Alla prox

    [tags]storpionimi, friendfeed, comunicazione[/tags]

  • Il laghetto dei ricordi

    I ricordi sono come un laghetto.
    Uno specchio d’acqua, a volte invitante, a volte spaventoso, capace di dare sollievo, oppure di incutere timore. E in questa acqua, che tutti bagna, più o meno di frequente, ci si può immergere in vari modi. Ci si può lasciar affondare piano piano, un poco alla volta, centimetro dopo centimetro, godendo delle sensazioni provate. Oppure ci si può cadere dentro per sbaglio, complici i bordi scivolosi, trovandosi improvvisamente e indesideratamente sommersi. O ancora, si può scegliere la via più veloce, più impetuosa, il tuffo.
    Il tuffo scatena emozioni forti, scariche di adrenalina; si è consci che l’acqua potrebbe essere fredda, che è possibile fare una bevuta o dare una spanciata. Ma l’emozione ha il sopravvento, e via, si salta, attendendo il momento in cui ci si troverà sommersi.
    Io questa volta ho deciso di saltare.
    L’acqua era fredda, in effetti, e quasi mi ha bloccato il respiro, ma era allo stesso tempo piacevole, e il peso del liquido sopra di me assolutamente sopportabile. Poi, una volta riemerso, la consapevolezza che il passato, per quando indubbiamente bello, è passato, e che restarci dentro, equivarrebbe a soffocare. Mi godo quindi il presente, me lo vivo, sapendo comunque che, nel caso in cui dovesse servire, quel laghetto la c’è sempre.

    Alla prox

    [tags]ricordi[/tags]

  • Non sono tranquillo

    Odiare i mascalzoni è cosa nobile

    [Marco Fabio Quintiliano, 35 d.C. – 96 d.C.]

    [In relazione a questo]

    Alla prox

  • Rossi vs Blu 7 – 6

    7 – 6 per la squadra dei Rossi, almeno stando al risultato risultato disponibile alla una meno dieci. definitivo, direi. L’idea era, inizialmente, di scrivere un post contenente le mie considerazioni sugli esiti del weekend elettorale appena trascorso, una roba pseudo-seria quasi. L’alternativa, rivisitare in chiave calcistica il risultato elettorale, con qualche analogia eccetera. Poi, tra un pensiero e l’altro, navigando qua e la in rete, guardando Friendfeed e i siti delle principali testate giornalistiche, mi sono reso conto, leggendo un articolo, che questa persona qua ha preso un sacco di voti. Mi son cadute le braccia e mi è passata la voglia di scherzare. Povera Italia.

    Renzo Bossi
    Renzo Bossi

    Alla prox (speriamo)

  • Non va sempre liscia

    Anche statisticamente parlando, non è possibile.
    Per quanto uno possa crearsi de ritmi, delle abitudini “sicure”, capita che una volta ogni tanto gli scudi non reggano, ed ecco che si ripresenta quel brividino che ti mette in guardia, che ti fa capire che c’e qualcosa che non va. Accade per caso, per una sciocchezza, tipo dover riportare a casa, l’altra casa, un giochino dimenticato in macchina. E tranquillamente si acconsente alla richiesta, tanto ci sono gli scudi…
    E invece, no. Cogli scampoli di vita domestica, attimi che non sei abituato a vedere, e un pochino (?) ti torna la nostalgia.
    E ci rifletti, ci rimugini su.
    E ti accorgi che non è che ti manca “quella” vita, ti accorgi che quello che vorresti è averne una nuova.

    Alla prox